16 febbraio 2009

Facebook risponde a D’Alia: “Chiudereste una ferrovia per un graffito sconveniente?”


E’ come bloccare tutta la linea ferroviaria perché in una stazione ci sono dei graffiti sconvenienti”. Facebook, dalla California e con qualche ritardo, replica all’approvazione dell’emendamento al decreto sicurezza o “emendamento D’Alia”, dal nome del senatore dell’Udc che l’ha presentato e fatto approvare anche dalla maggioranza (qui il servizio Bloomberg, in inglese). E lo fa rivendicando a sè una “policy” molto rigorosa sul trattamento dei contenuti illegali: “Noi prendiamo molto sul serio il problema dei contenuti che incitano alla violenza e ci adopereremo per rimuoverli”.

L’emendamento del senatore D’Alia ha preso le mosse dal caso delle pagine inneggianti a Totò Riina apparse il mese scorso su Facebook. Ma la sua formulazione, che una volta approvata in via definitiva avrà forza di legge, prevede una procedura che viene ritenuta di fatto equivalente alla censura.

A rimuovere le pagine dovrebbero essere i provider, cioè le compagnie telefoniche, che verrebbero multate fino a 300 mila euro in caso di inadempienza o ritardo. Di fronte all’impossibilità - questo l’argomento di chi si oppone al provvedimento - di reperire in tempi brevi il responsabile del singolo contenuto “criminale” (si può fare ma è pratica lunga e indaginosa), il provider si risolverebbe alla chiusura temporanea ma generalizzata di tutto il sito o piattaforma. La misura si applicherebbe poi anche ad altri social network, come YouTube.

L’argomento dell’industria internet - e di gran parte degli utenti della rete - è che questa misura contiene uno spirito censorio molto forte, che “butta il bambino con l’acqua sporca” e tenderà a colpire l’espressione libera degli utenti solo perché qualcuno sta compiendo un reato. E’ quanto ha detto ieri Marco Pancini, responsabile istituzionale di Google Italia, ieri a Repubblica.it (post sotto), parlando di “legge ad Aziendam” e chiedendo al governo di ascoltare la voce dell’industria digitale.

E’ una polemica che ormai circola a livello internazionale e non si chiuderà tanto presto.

Fonte

Wikipedia

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