3 dicembre 2012

Home: la nostra terra (film imperdibile)


Home – La nostra terra è un film-documentario sull’ambiente e il cambiamento climatico, di Yann Arthus-Bertrand, prodotto da Luc Besson, diffuso contemporaneamente il 5 giugno 2009 nelle sale cinematografiche di 50 paesi, in concomitanza con la giornata mondiale dell’ambiente.

Io l’ho trovato bellissimo! A tratti emozionante. Un film che dovrebbero proiettare nelle scuole, che dovrebbero obbligare tutti a vedere. Il film, che è stato prodotto senza fini di lucro, si pone come obiettivo quello di essere visto dal maggior numero di persone possibili per accrescere il livello di consapevolezza sulla responsabilità di ogni individuo nei confronti del Pianeta. 

E con me, ha raggiunto l’obiettivo: se prima ero solo interessato a certe tematiche, ora dopo la visione di questo film, ho deciso che voglio fare anch’io qualcosa di concreto! Non possiamo restarcene immobili, abbiamo il dovere di fare qualcosa. Allora, tanto per iniziare, questo post inaugura una nuova categoria sul mio blog, ovvero “Ambiente e Natura”, nella quale tratterò temi inerenti a tutto questo. Vi terrò aggiornati sugli sviluppi.  

Nel frattempo vi invito a guardare il film in questione: fermatevi un attimo, prendetevi un’ora e mezza di tempo. Si tratta di una cosa non importante, ma fondamentale! E ci riguarda tutti.






------------Post di Angelo Corsi

17 settembre 2012

Google Green Blog: Where the roads aren't - and why it matters

Google Green Blog: Where the roads aren't - and why it matters: (Throughout this week we'll be publishing a series of blog posts about our activities at Rio+20, the United Nations Conference on Sustainabl...

------------Post di Angelo Corsi

23 luglio 2012

Smart Cities: progettare le città del futuro



------------Post di Angelo Corsi

...e ora verso le Smart city: il nuovo modello di città sostenibile


Cos'è una smart city? Città intelligente progettata da cittadini smart .Quindi smart city è il nuovo modello di città sostenibile...

L'Europa ha previsto investimenti di circa 11 miliardi di euro nei prossimi dieci anni per il progetto comunitario che incentiva le Smart city, città di medie dimensioni capaci di coniugare città sostenibili e competitività.



Il progetto Smart City fa parte del Piano strategico per le Tecnologie Energetiche (Set), nel cui ambito l’Unione europea prevede la creazione di una rete di trenta smart cities da selezionare entro il 2020. Una sorta di modello prototipale dell’efficienza energetica da avviare a un percorso di sviluppo economico e urbano dai bassi costi e dal ridotto impatto ambientale. Auto elettriche ricaricabili con l’energia prodotta negli edifici, zone low-carbon e messa in rete dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, sono alcuni esempi delle tecnologie suggerite per un diverso sistema edilizio e di mobilità urbana.

Una smart city è innanzitutto definita da sei parametri: Smart Economy, Smart Mobility, Smart Environment, Smart People, Smart Living e Smart Governance. L’insieme di questi sei parametri, studiati scientificamente da un gruppo di ricercatori guidato dal professor Dr Rudolf Giffinger del Centre of regional Science della Vienna University of Tecnologies, individua in pratica l’essenza di una smart city, che è quindi qualcosa di più che una città digitale o tecnologicamente avanzata: è l’insieme organico e multiforme del capitale fisico ed economico, e di quello intellettuale e sociale. Questo accento al capitale umanistico, di per sé coinvolge già gliabitanti come uno dei fattori essenziali per la crescita di una città: spiega insomma che quanto più è vivibile una città, maggiore sarà il grado di smartness (competitività, creatività) dei cittadini che la abitano, e conseguentemente dello sviluppo della città stessa.

Approfondiamo alcuni aspetti delle smart city, ponendoci sotto diversi punti di vista.
Dal punto di vista infrastrutturale, è importante che le risorse disponibili siano utilizzate “in rete” per migliorare l’efficienza economica e politica e consentire lo sviluppo sociale, culturale e urbano. Il termine  infrastruttura ricomprende in senso lato la disponibilità e la fornitura di servizi per i cittadini e le imprese, facendo ampio uso delle tecnologie di informazione e comunicazione (telefonia fissa e mobile, reti informatiche, ecc.), evidenziando l’importanza della connettività come importante fattore di sviluppo.
Dal punto di vista economico, una città è considerata “smart” se approfitta dei vantaggi derivanti dalle opportunità offerte dalle tecnologie ICT per aumentare la prosperità locale e la competitività. Si ragiona quindi sulla creazione di città aventi caratteristiche tali da attrarre nuove imprese, aspetto è a a sua volta associato alla pianificazione territoriale della regione alla quale la città appartiene, che deve allo stesso modo essere realizzata in modo intelligente seguendo i medesimi approcci delle smart cities.
Dal punto di vista sociale, si evidenzia il ruolo del capitale umano e relazionale nello sviluppo urbano.  In quest’ottica, una Smart City è una città la cui comunità ha imparato ad apprendere, adattarsi e innovare, con particolare attenzione al conseguimento dell’inclusione sociale dei residenti ed alla partecipazione dei cittadini nella pianificazione urbanistica e territoriale. Diventano quindi fondamentali iniziative come la progettazione partecipata e la consultazione on-line, per consentire ai cittadini di percepire una reale democrazia in relazione alle decisioni che li coinvolgono.
Dal punto di vista ambientale, emerge l’esigenza della sostenibilità, aspetto molto importante in un mondo dove le risorse sono scarse e dove le città basano sempre più il loro sviluppo anche sulla disponibilità delle risorse turistiche e naturali. In una smart city, in particolare, il loro “sfruttamento” deve garantire l’uso sicuro e rinnovabile del patrimonio naturale.
Dal punto di vista tecnologico, possiamo fare alcuni esempi concreti delle tecnologie di cui può dotarsi una Smart City. Possiamo ad esempio considerare una rete di sensori in grado di misurare diversi parametri per una gestione efficiente della città, con dati forniti in modalità wireless e in tempo reale ai cittadini o alle autorità competenti. I cittadini possono quindi monitorare la concentrazione di inquinamento in ogni via della città, ottenendo anche allarmi automatici quando il livello supera una certa soglia. Analogamente, è possibile per le amministrazioni ottimizzare l’irrigazione dei parchi, o l’illuminazione delle strade. Ancora: si possono rilevare perdite nella rete idrica, eseguire una mappatura del rumore, o impostare l’invio di avvisi automatici da parte dei cassonetti della spazzatura quando sono quasi pieni.
Nel campo del traffico stradale si può intervenire sui cicli semaforici per gestire la circolazione delle automobili in modo dinamico. Allo stesso modo, i guidatori possono ottenere informazioni in tempo reale per trovare rapidamente un parcheggio, risparmiando tempo e carburante e contribuendo alla riduzione della congestione stradale. Per il trasporto pubblico, è possibile implementare sistemi di monitoraggio e di avviso in tempo reale dei passaggi degli autobus alle fermate. Si tratta di tecnologie peraltro già in uso in molte delle nostre città, che aiutano molto i cittadini (ed i Comuni) nella gestione della vita quotidiana.
Il tema delle Smart City è quindi complesso ed affascinante, e sarà uno dei principali ambiti di ricerca e sviluppo dei prossimi anni. Le città si distingueranno tra di loro in modo forse anche più marcato rispetto a quanto avviene tra le rispettive nazioni, ed in questo processo saranno sempre più importante anche l’attività e la partecipazione diretta dei singoli cittadini per le decisioni da prendere e le misure da attuare nella loro città. L’uscita dalla crisi economica ed il miglioramento delle condizioni di vita di tutti passa anche da qui.

4 giugno 2012

World Wonders, Google esplora le meraviglie del mondo


Grazie alla tecnologia Street View, Google ha la straordinaria possibilità di mettere i siti nominati Patrimonio dell’umanità a disposizione di tutti gli utenti del mondo. Street View è una funzione molto usata di Google Maps, già disponibile in decine di Paesi. Consente agli utenti di esplorare e spostarsi virtualmente in un quartiere avvalendosi di immagini panoramiche a livello di strada. Grazie ai miglioramenti nelle nostre tecnologie, abbiamo ora la possibilità di fotografare alcuni dei luoghi più significativi del mondo in modo che chiunque possa esplorarli, ovunque.
Street View si è già rivelata molto utile per i turisti e gli accaniti esploratori virtuali. Il World Wonders Project costituisce inoltre una preziosa risorsa per studenti e studiosi che hanno ora la possibilità di scoprire in modo virtuale alcuni dei più famosi siti al mondo. Il progetto offre un modo innovativo per insegnare la storia e la geografia agli studenti in tutto il mondo.
Il nostro World Wonders Project è supportato anche da una vasta suite collegata di altre tecnologie Google, mettendo così le meraviglie del mondo alla portata di un pubblico globale senza precedenti. Il sito web del progetto mette a disposizione degli utenti anche modelli 3D, video di YouTube e fotografie dei famosi siti Patrimonio dell’umanità.
Assieme a partner del calibro di UNESCO, World Monuments Fund e Cyark, il nostro World Wonders Project mira a preservare i siti Patrimonio dell’umanità per le generazioni future.

Dietro le quinte...


Che cos’è il World Wonders Project?

Il World Wonders Project di Google è una piattaforma che rende disponibili online i siti Patrimonio dell’umanità del mondo moderno e di quello antico. Avvalendoci di Street View, modelli 3D e altre tecnologie Google, abbiamo reso questi splendidi siti accessibili a tutte le persone nel mondo. Grazie a video, foto e informazioni approfondite, puoi esplorare le meraviglie del mondo proprio come se ti trovassi sul posto, ma rimanendo comodamente seduto in poltrona.
Perché Google ha realizzato questo progetto?
La missione di Google è organizzare le informazioni disponibili e renderle utili e accessibili a livello universale. Con questo progetto, desideriamo mettere a disposizione di tutti i siti Patrimonio dell’umanità e conservarli digitalmente per le generazioni future. Riteniamo che il World Wonders Project può rivelarsi particolarmente utile per studenti, studiosi e insegnanti che desiderano adottare un modo innovativo e interattivo di apprendimento.
Chi è coinvolto?
Collaboriamo con diversi partner, tra cui l’UNESCO e il World Monuments Fund, per fornire preziose informazioni ai nostri utenti.
Che cosa devo fare per iniziare?
Inizia a esplorare i siti Patrimonio dell’umanità sfogliando il caricatore di fotografie sulla home page oppure giocando con l’immagine della Terra per scoprire siti scelti a caso nel mondo. Puoi inoltre cercare i luoghi che ti interessano per tema o località ricorrendo al riquadro a discesa sulla home page. Per ulteriore assistenza, guarda la demo sul sito web, che puoi trovare facendo clic sull’icona a forma di «i» sulla home page.
Aggiungerete altri siti Patrimonio dell’umanità?
Ci piacerebbe includere in questo progetto tutte le meraviglie del mondo antico e di quello moderno. Collaboreremo con l’UNESCO e gli altri partner in tutto il mondo per aggiungere continuamente altri siti.

Tra le meraviglie mappate, quelle italiane saranno le protagoniste: Pompei, le chiese rupestri di Puglia e della città di Matera, i trulli di AlberobelloVilla Adriana e Villa d’Este a Tivoli, i Nuraxi di Barumini, il Tempio di Ercole e il Tempio di Portuno. Ma non solo. Anche i luoghi dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco intremente percorribili: i centri storici di Firenze, Napoli, San Gimignano, Siena, Urbino, Ferrara, Pisa, le Cinque Terre e la Costiera Amalfitana

9 maggio 2012

Glancee l' applicazione che consente l'individuazione di altri utenti nelle vicinanze.

Mentre Facebook acquista Glancee, è boom per le app che consentono di individuare se dove ci troviamo, o a poca distanza, ci sono amici o sconosciuti con i nostri interessi.
Glancee è un'applicazione di social discovery platform che consente l'individuazione di altri utenti nelle vicinanze. L'applicazione è ideata da una start-up statunitense fondata dai ricercatori italiani Andrea Vaccari e Alberto Tretti e dal canadese Gabriel Grisé. L'applicazione è operativa su dispositivi mobile iOS, Android e sul social network Facebook. Glancee consente l'individuazione nelle vicinanze degli altri utenti iscritti come gli amici, gli amici degli amici o quelli che condividono i medesimi interessi. L'applicazione è simile a Foursquare ma, a differenza di quest'ultima, concentra la propria attenzione più sulle persone che sull'esplorazione dei luoghi. Gli utenti iscritti a Glancee compilano una lista di interessi e sincronizzano la lista dei propri contatti sul social network al fine di consentire la geolocalizzazione dei dati e la visualizzazione in tempo reale sulla mappa dei dispositivi mobile ove è installata l'applicazione L'applicazione ha registrato una rapida diffusione in ambito business e dell'organizzazione degli eventi per consentire ai partecipanti di geolocalizzare in tempo reale gli altri partecipanti, gli stand dei vari brand o gli organizzatori dell'evento, ampliando la visibilità degli stessi all'interno dello spazio espositivo. L'applicazione Glancee consente, inoltre, agli stessi organizzatori ed espositori (brand, sponsor, ecc. ) di monitorare in tempo reale il flusso, le zone di maggiore interesse e l'effettiva partecipazione degli utenti all'evento, di comprendere il target dei partecipanti all'evento ecc. L'applicazione è utilizzata anche nei centri commerciali per dare indicazioni sulle promozioni e sulle offerte commerciali del momento, nonché per favore l'incontro degli utenti all'interno di strutture molto grandi (stadi, centri commerciali, fiere, ecc.).


Glancee (iOs, gratis; Android, gratis): rilevata da Facebook e in fase di chiusura per come la conosciamo, è la start-up italiana con base a San Francisco che ha portato il fenomeno all’attenzione internazionale, perfetto esempio di social discovering dating. C’è da testare come si integrerà col meccanismo dei check-in nel mondo di Mark Zuckerberg. 
Highlight (iOs, gratis; Android, gratis): ci si connette con Facebook e si scopre quali amici sono nei pressi, ricevendo tutte le informazioni. “Nulla influisce sulla nostra felicità come le persone che incontriamo”, ha sottolineato Paul Davidson, trentaduenne sviluppatore dell’applicazione. Al momento si gioca la leadership con Ban.jo. 

Sonar
 (iOs, gratis): quest’altra app di temporary social succhia informazioni anche da Twitter, LinkedIn e Foursquare. In questo caso, largo anche alla localizzazione di sconosciuti che condividano certi interessi, individuati sulla mappa. 

Ban.jo
 (iOs, gratis; Android, gratis): si visualizzano su una mappa gli amici sui vari social network e sono integrati i contatti da Instagram e Google Mail. Si possono anche effettuare ricerche in base a interessi e passioni. Ovviamente, gli utenti sgraditi possono essere bloccati. “ La localizzazione era la chiave mancante nel mondo delle applicazioni social”, ha detto il fondatore, Damien Patton. 

Kismet
 (iOs, gratis): la salvifica opzione Hide @ Home consente di nascondersi quando si è in casa (almeno lì…). La chat è ultrarapida e la trasparenza garantita fra gli utenti, che possono presentarsi solo col nome per esteso. Che di questi tempi, è già una sicurezza.

7 aprile 2012

Che cos'è il cloud computing Tutti parlano del “cloud”. Ma cosa si intende con questo termine?

In informatica con il termine inglese cloud computing (in italiano nuvola informatica ) si indica un insieme di tecnologie che permettono, tipicamente sotto forma di un servizio offerto da un provider al cliente, di memorizzare/archiviare e/o elaborare dati (tramite CPU osoftware) grazie all'utilizzo di risorse hardware/software distribuite e virtualizzate in Rete



Che cos'è il cloud computing

Tutti parlano del “cloud”. Ma cosa si intende con questo termine?

Le applicazioni aziendali stanno passando al cloud computing. Il cambiamento è più veloce che mai; il passaggio dai modelli di software tradizionali a Internet è avvenuto a ritmi sempre più incalzanti negli ultimi 10 anni. In prospettiva, il cloud computing del prossimo decennio promette nuovi modi di collaborare in qualsiasi luogo attraverso i dispositivi mobili.

La vita prima del cloud computing

Le applicazioni aziendali tradizionali sono da sempre molto complicate e costose. La quantità e la varietà di hardware e software necessari per la loro esecuzione sono soverchianti. È necessario un intero team di esperti per installarle, configurarle, testarle, eseguirle, proteggerle e aggiornarle.
Se si moltiplica tutto questo per decine o centinaia di applicazioni è facile capire perché anche le più grandi aziende con i migliori reparti IT non riescono ad ottenere le applicazioni di cui hanno bisogno. Le piccole e medie sono letteralmente fuori gioco.

Il cloud computing: una scelta migliore

Il cloud computing elimina tutti questi problemi perché non richiede al cliente di gestire l'hardware e il software: a occuparsene è un fornitore esperto come salesforce.com. L'infrastruttura condivisa offre un funzionamento simile a quello dei servizi pubblici: l'utente paga solo le funzionalità necessarie, gli aggiornamenti sono automatici e la scalabilità verso l'alto o verso il basso è semplice.
Le applicazioni basate su cloud possono essere operative in pochi giorni o settimane e sono meno costose. Con un'applicazione cloud, è sufficiente aprire un browser, accedere, personalizzare l'applicazione e iniziare a usarla.
Le aziende eseguono tutti i tipi di applicazioni in the cloud, quali la gestione delle relazioni con i clienti (CRM), le risorse umane, la contabilità e molto altro ancora. Alcune delle più grandi aziende a livello mondiale hanno trasferito le proprie applicazioni in the cloud con salesforce.com dopo aver rigorosamente testato la sicurezza e l'affidabilità della nostra infrastruttura.


2 aprile 2012

World Backup Day, il giorno dedicato a proteggere i tuoi dati - Wired.it

World Backup Day, il giorno dedicato a proteggere i tuoi dati - Wired.it:

'via Blog this'

------------Post di Angelo Corsi

Come eseguire una copia dati e foto da Facebook.

Uno dei luoghi dove la gente archivia molti dei propri dati, a partire dalle foto, è Facebook. In questo caso per avere una copia dei propri dati c’è un apposito link nella pagina Impostazioni Account: in fondo sotto la voce lingua trovate un link in blu con scritto “scarica una copia”.

19 marzo 2012

Pinterest il social network dedicato alla condivisione di fotografie

Pinterest è tra i 100 website più visitati al mondo, al sessantaduesimo posto nell'Alexa Rank. 
Pinterest è un social network dedicato alla condivisione di fotografie e immagini, basato sull'idea di una bacheca, dove gli utenti possono creare e gestire raccolte di immagini in base a temi predefiniti o da loro generati. Il nome deriva dall'unione delle parole inglesipinboard (bacheca) e interest (interesse).
L'obiettivo di Pinterest è di connettere le persone con gli stessi interessi e trarne ispirazione.
Pinterest è esploso quasi come un fenomeno per la sua facilità di utilizzo e di integrazione con altri social network, come Facebook e Twitter e con i siti web. Basti pensare che integrando i cosiddetti "pin button" all'interno di un sito web o blog è possibile "pinnare" le immagini in esso presenti categorizzandole sotto i propri board di interesse. Negli Stati Uniti e, presto anche in Italia, sta diventando un efficace strumento di promozione e visibilità dei prodotti dei retailers, soprattutto per le attività economiche legate all'ambito manifatturiero, turistico/gastronomico e più in generale per tutte quelle che si caratterizzano per la capacità dei prodotti di essere promossi per mezzo dell'uso di immagini e fotografie. Altra caratteristica del successo di un'immagine su Pinterest è nel proporre agli utenti immagini di forte impatto visivo ed emozionale, curate nel design e gradevoli nella grafica. 
In Europa ha iniziato ad affiorare a gennaio 2012, ma negli Usa è una realtà consolidata dall'autunno dell'anno scorso, anche se è stato fondato nel 2009. Pinterest è il social network più chiacchierato e hypato della Rete e quello sui cui più si sono posate le attenzioni degli attenti osservatori del Web. Si è calcolato che negli ultimi 6 mesi del 2011 il suo traffico sia cresciuto del 6mila per cento. Cifre astronomiche. Se ancora non ci avete fatto un giro, Pinterest vi consentirà di pinnare (" appuntare") immagini che trovate in Internet e raccogliere nelle board, le lavagne o bacheche che potete dedicare alle vostre cose preferite. Dai gattini e i meme, fino alle foto d'artista. Due le finalità: fare ordine, ricordarsi qualcosa delle nostre ricerche su Google o semplicemente, fare i fighetti facendo sfoggio di gusto e immagini trendy.  Dopotutto ha appena fatto un po' di  restyling, applicando qualche piccola modifica al layout dei profili, che ora ricordano molto la Timeline di Facebook. Nessun cambiamento invece al momento per le board, la vera ossatura del social network.   

Quale che sia la finalità con cui usate o andrete a utilizzare Pinterest una cosa è certa: non potrete più sfuggirli. I paesi Europei - l' Italia è quarta in questa graduatoria - mostrano un tasso di crescita sensibile per il numero di iscritti e nonostante il 55% degli utenti unici che visitano il sito siano americani, il volume di accessi inizia a diventare concreto anche altrove, Italia compresa. Ma chi è ilpinnarista medio? Ha circa 29 anni, studia all'università e con ogni probabilità è una donna: il 68% abbondante degli iscritti al servizio è femminile. Questo perché su Pinterest si parla massicciamente anche di cibo, moda ed ecommerce. 

Pinterest al momento raccoglie in media 1,36 milioni di visitatori, ma alcuni osservatori non hanno mancato di sollevare qualche dubbio di natura giuridica in relazione al copyright delle immagini che vengono pinnate. Postare immagini su Pinterest significa utilizzarle? I fotografi dovrebbero legittimamente reclamare i loro diritti d'autore? 
 






------------ Post di Angelo Corsi

29 febbraio 2012

Google e la nuova privacy, ecco qualche consiglio


Google e la nuova privacy, ecco qualche consiglio

Dal primo marzo la privacy di BigG cambia. Siete pronti? In caso contrario, ecco come evitare di rivelare tutto di voi




Meno due giorni, e poi, come annunciato, il primo marzo le nuove norme sulla privacy di Googleentreranno in vigore. A dispetto della pausa chiesta dall’Unione europea per analizzare se il cambio di rotta a Mountain View determinasse o meno una violazione delle leggi europee in materia di data protection

Sostanzialmente, da dopodomani tutte le informazioni lasciate dagli utenti nei diversi servizi di BigG (daGmail, a YouTube, a Google Maps Picasa) verranno combinate insieme, nella logica di far vivere all’utente una singola esperienza attraverso tutti le piattaforme Google. In pratica, se si è possessori di un account e si è loggati nei diversi servizi, i risultati delle nostre ricerche saranno personalizzate come mai prima, e sempre meno anonime, perché Mountain View terrà conto anche di quello che abbiamo detto o fatto su YouTube, Google+ e Gmail, nel risponderci. Eppure quella  “esperienza più semplice e intuitiva”, come l’aveva definita Alma Whitten, direttore della privacy di Google nel suo blog in occasione del lancio, per molti rimane un cambio troppo radicale da accettare. 

In primo luogo perché, come riporta il Washington Post, con le nuove norme - che renderanno soprattutto molto più personalizzati gli annunci pubblicitari - agli utenti di Google non è data l’opzione di scegliere se aderire o meno. Apparentemente l’unica cosa che possono fare è non loggarsi nei diversi servizi di BigG. Oppure, molto più drasticamente, rinunciare ai servizi stessi. Anche se abbandonare i servizi di Google non è così semplice, e a Mountain View lo sanno. 

In primo luogo perché si tratta di servizi gratuiti ed efficienti, che nel giro di poco tempo si sono sostituiti ai concorrenti. Basti pensare a Gmail, con uno spazio in continua espansione e un sistema immediato di ricerca messaggi. Anche la pagina del Data Liberation Front, creata per traslocare in modo gratuito i propri dati, non può rappresentare una vera via d'uscita per gli utenti che nel corso degli anni hanno costruito le loro attività digitali sui servizi di BigG. Il business plan di Google è sufficientemente semplice per funzionare alla perfezione, spiega ancora il Washington Post: offre servizi gratuiti, ricava informazioni dagli utenti e vende pubblicità in una maniera così diffusa che non avere a che fare con uno dei suoi servizi è quasi impossibile, così come rinunciarci. 

Quindi, per chi non volesse mettere tutta la propria vita a conoscenza di Google l’unica opzione resta quella di rinunciare (ad alti costi) ai suoi servizi? No, come spiega Forbes gli utenti possono seguire una serie di consigli per limitare la sua invadenza. Oltre a non loggarsi a Google (anche se questo non esclude la possibilità che il proprio indirizzo Ip venga tracciato, insieme alla cronologia di navigazione, a meno di non eliminare i cookies) si può per esempio scegliere di usare il proprio browser in modalitàincognita o  privata, o cancellare la cronologia su Google. Inoltre si possono controllare le proprie informazioni sulla dashboard con tutti i servizi di BigG e cancellare periodicamente la cronologia delle nostre ricerche dal browser

Si tratta di utili consigli che potrebbero interessare tutti, ma in pochi sono a conoscenza dei cambiamenti nella policy di Google. Come racconta infatti il Telegraph, solo il 12% degli utenti britannici intervistati da YouGov per Big Brother Watch ha preso conoscenza dei cambiamenti sulla privacy, sfogliando i documenti di cui Google invitava a prender nota nei suoi avvisi. Tanto che Nick Pickles, direttore di Big Brother Watch, ha commentato i dati così: “Se le persone non capiscono cosa sta succedendo alle loro informazioni personali, come possono fare una scelta informata riguardo l’utilizzo di un servizio? Google sta mettendo gli interessi della pubblicità davanti alla privacy dei suoi utenti e non dovrebbe andare avanti prima che il pubblico capisca cosa significheranno questi cambiamenti”. 



Wikipedia

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